Riportiamo dal sito http://www.grupposenzasede.it/ , e allo stesso tempo invitiamo a visitarne il sito, l’ottimo resoconto dell’incontro svoltosi a Saluggia sabato 13 alle ore 15. Lavoro puntuale, completo e neppure lontanamente paragonabile agli articoli apparsi l’indomani sulla stampa locale (questione di spazio suppongo) che permetterà, anche a chi non è potuto essere presente, di scoprire la situazione attuale in cui versa il problema delle scorie e non solo. Un grazie al gruppo e ai curatori del sito nella speranza che non si "incazzino troppo" per questo "scippo" che vuole solo portare a conoscenza di più persone possibile il lavoro da voi fatto su un argomento a dir poco vitale per la nostra zona e noi stessi.
La coordinatrice territoriale, Paola OLIVERO, apre l’incontro, precisando che non potrà esserci dibattito con il pubblico, a causa del tempo limitato, legato ai personali impegni dei relatori, già provenienti dal convegno DS di Orta.
Il primo relatore è Bruno LEONE, (ingegnere nucleare e componente del circolo territoriale PD di Saluggia), che riassume la nascita di SORIN, come centro studi e ricerca sulla costruzione delle centrali nucleari, da un accordo tra FIAT, MONTECATINI, EDISON. Nel ’72 FIAT decide di smantellare ed il locale del reattore viene convertito per la ricerca nel settore biomedico. Nel ’78 FIAT ne cede la gestione ad ENEL che lo adibisce a deposito per lo stoccaggio delle barre di uranio radioattive. EUREX, piccolo impianto chimico di riprocessamento e di ricerca, tra il ’73 e l’81 tratta i rifiuti radioattivi rendendoli allo stato liquido immessi in tre serbatoi che verranno sistemati nel deposito AVOGADRO. Nel ’99, SOGIN entra a gestire il riprocessamento delle scorie e, dovendo decidere tra la loro inglobazione in matrici vetrose poi chiuse in contenitori d’acciaio, (procedimento costoso, ma sicuro, perché il vetro è un materiale inattaccabile dalla corrosione ed ha una durata illimitata nel tempo), e la cementificazione, decide di optare per quest’ultima, che verrà gestita dalla CEMEX, meno costosa ( vengono stanziati 20 milioni di euro), ma che ne aumenterà il volume e purtroppo non darà garanzie di sicurezza nei secoli a venire, perché la radioattività corrode il cemento. Nel 2000 le scorie vengono inviate all’estero per il riprocessamento, entro il 2020 queste scorie trasformate in blocchi di cemento dovranno tornare in Italia, DOVE ? Il nostro governo ha deciso che entro il 2008, verranno rese note le tre località scelte per il deposito definitivo, che dovrà permetterne l’allontanamento dai 20 siti provvisori sul territorio nazionale (tra cui Saluggia e Trino).
La parola passa a Gad LERNER (giornalista e scrittore, residente sulle colline del Monferrato) il quale fa notare che la radioattività non è solo un problema di Trino e Saluggia, che peraltro hanno già inviato in collina le zanzare. Per questo rivolge un appello alla concreta partecipazione dei cittadini coordinati dal Partito Democratico, che ha finalmente organizzato una riunione su temi concreti e non solo per parlare dei suoi psicodrammi. Il giornalista lascia la sala per altri impegni.
Il discorso sulle scorie è il tema centrale dell’intervento di Mercedes BRESSO (Presidente della Regione Piemonte), poiché il governo tende a sottovalutare e dimenticare la parte successiva alla chiusura degli impianti nucleari, con gli attuali costi di 20 milioni di euro e quelli enormi che verranno nel tempo. Nessun imprenditore privato ha il coraggio di affrontare la costruzione di impianti nucleari, che verrà scaricata sul pubblico. La Francia ha due siti di superficie diventati pericolosi per il continuo rilascio di materiali radioattivi, non ha ancora trovato il deposito nazionale sicuro per le sue scorie per trasmettere la memoria ed evitare rischi per i prossimi 30 mila anni. Saluggia non può essere un sito valido, per la troppa acqua, ma bisogna obbligare il governo a prendere la decisione definitiva con le opportune garanzie di tipo tecnico e geologico, soprattutto perché in Piemonte il tema non può essere evitato. Bisogna approfittare dell’aumento dei costi del petrolio per modificare il modo di gestire i consumi, in questo senso il vero vantaggio sono le energie rinnovabili che dipendono dai cittadini come produttori e fruitori. Oltre il 40% dei consumi energetici per produrre calore ed il funzionamento dei macchinari a basso potenziale, può essere coperto da energia geotermica, a biomasse, ma c’è ancora molta ricerca da fare e passando attraverso l’idrogeno come fonte primaria, si potrà superare la dipendenza dal petrolio e dall’uranio come fonti non rinnovabili e scarse. Va considerato anche il grave rischio di incidenti che potrebbero provocare l’evacuazione di tutta la Pianura Padana. Per questi motivi il Partito Democratico punta su investimenti per fonti rinnovabili.
Franco POZZI ( consigliere comunale già dirigente ENEA), inizia il suo intervento ribadendo che Saluggia non sarà mai sito definitivo delle scorie. Il decreto Bersani del febbraio 2008 prevedeva un gruppo di lavoro per individuare il deposito nazionale per le scorie di prima categoria ed uno provvisorio di superficie per le scorie di terza categoria ( 800 fusti da inglobare in 440 litri di cemento), da conservare in sicurezza per migliaia di anni, ma il cemento non da sicurezza nemmeno per trecento anni. Il ministero ha inviato a SOGIN una prescrizione per ultimare la cementificazione di 2 tonnellate di uranio entro il 2010, ma sarà già difficile farlo entro il 2015.
Per Alessandro BIZJAK (consigliere regionale PD), è importante aprire il dibattito sul territorio, per fare da tramite con i cittadini in questa condizione politica difficile. La delibera del CIPE definisce l’obbligo di compensare i disagi per le opere di smantellamento delle centrali, il problema è : a cosa serviranno ed a chi andranno, con il rischio che i comuni per avere più soldi cerchino di rallentare o interrompere tali opere. Occorre quindi costruire uno sviluppo sostenibile per il territorio, non dire solo no al nucleare, come gli ambientalisti, ma far emergere la vocazione del nostro territorio, perché la provincia di Vercelli non può essere più al servizio degli altri.
Aldo QUILICO ( presidente dell’acquedotto del Monferrato) propone di avviare un esperimento di studio, per valutare se vale la pena di investire le compensazioni per salvaguardare il bene più importante: l’acqua, che potrebbe un domani essere la vera fonte di vita per tutta la popolazione della pianura padana. Ogni giorno si parla della mancanza d’acqua, in futuro bisognerà preservarla.
Pozzi rassicura Quilico che dalle ultime analisi dell’ARPA l’acqua del Monferrato è indenne da contaminazioni, perché la falda superficiale inquinata, chiude prima di arrivare all’acquedotto.
Quilico annuncia che dal 2009 anche i cittadini di Casale e di Asti berranno quest’acqua.
Chiude gli interventi Luigi BOBBA( vicepresidente della commissione lavoro alla Camera dei deputati, PD ), riassumendo le cifre conosciute finora per le compensazioni : 5,7 milioni di euro a Saluggia; 4 milioni a Trino; 9 milioni alla Provincia di Vercelli che ne girerà altri 3 o 4 ancora a Trino e 2 milioni a Terre d’Acqua. Trino sarà quasi certamente l’unico sito per la nuova centrale.La proposta è riunire le forze sociali per concordare richieste di investimenti in fonti di energia rinnovabili, nel frattempo è stato chiesto un rinvio del consiglio provinciale per rimandare la decisione definitiva sulla destinazione delle compensazioni. Il PD vorrebbe inchiodare il governo per la definizione del sito nazionale ed inchiodare il consiglio provinciale per un uso dei fondi che possa avere una ricaduta sulla riqualificazione del territorio.