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Archivi giornalieri: gennaio 8, 2010

Scuola, arriva il tetto per gli stranieri "Solo così favoriremo l'integrazione"

In arrivo la rivoluzione della Gelmini: "Una questione didattica, non razzista". Si parte a settembre in modo graduale
Aule multietniche, ma senza esagerare. Dal prossimo anno scolastico i nostri figli potranno avere al massimo – considerando una classe media di 23-24 bambini – sette compagni di classe provenienti dall’estero (si può scendere a 5 o arrivare a 9 secondo le diverse soglie stabilite per i vari cicli di istruzione). Il ministro Gelmini ha, infatti, inviato in tutte le scuole una nota che introduce dal 2010-2011, con gradualità, il, più volte annunciato, tetto del 30% alla presenza di alunni stranieri. Una decisione presa – assicurano a Viale Trastevere – per il bene di tutti, studenti italiani e stranieri e arrivata, con straordinario tempismo, proprio quando la questione «immigrazione» è di nuovo finita sotto i riflettori con i fatti di Rosarno.

La presenza di stranieri nella scuola italiana, spesso concentrati in alcune classi – ha tenuto a sottolineare il ministro Gelmini – «non è certo un problema di razzismo ma un problema soprattutto didattico». «Lo sanno – ha spiegato – le molte mamme che vedono la classe dei loro figli procedere a due velocità di crescita formativa, con alcuni studenti che rimangono indietro e altri che riescono ad andare avanti meglio. Stabilire un tetto del 30% – ha aggiunto – è un modo utile per favorire l’integrazione ed evitare la formazione di classi-ghetto con soli alunni stranieri».

E se la Lega, capofila nel sostenere la necessità di porre un limite alla presenza di alunni extracomunitari nelle aule italiane, plaude alla decisione della Gelmini (e anzi la deputata Goisis alza l’asticella facendo notare che il tetto del 30% diventa stretto se i bambini sono appena arrivati nel nostro paese: «in questo caso necessitano di classi di inserimento»), l’opposizione esprime non poche perplessità. «Il tetto – ha spiegato la capogruppo del Pd in commissione Affari sociali della Camera, Livia Turco – non risolve il problema. Bisogna che le scuole italiane e gli insegnanti siano sostenuti concretamente con finanziamenti straordinari per corsi di lingua e cultura italiana così come nel rapporto con le famiglie immigrate». «Se gli americani avessero adottato il metodo del ministro Gelmini, oggi gli Stati Uniti – ha ammonito il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro – non sarebbero quella società aperta e multiculturale che è stata in grado di eleggere un presidente di colore».

Cauta anche la posizione della Cei: «si tratta – ha osservato mons. Bruno Schettino, responsabile per le Migrazioni – di essere equilibrati, di non estremizzare le posizioni, non renderle crude». Pareri non unanimi sul fronte sindacale: la Flc-Cgil ritiene il tetto «una misura sbagliata che determinerà una maggiore esclusione e ghettizzazione», mentre la Cisl lo ritiene «plausibile e sensato» purchè la procedura «sia realmente una misura di integrazione», la Uil scuola invita a evitare una «gestione con la ’calcolatrice alla manò». A questo proposito il ministero assicura che il limite non sarà rigidissimo: potrà essere innalzato se, ad esempio, i ragazzi sono già in possesso delle adeguate competenze linguistiche o ridotto a fronte di particolari situazioni.

Viale Trastevere ha anche annunciato finanziamenti extra (per l’inserimento) alle scuole dei territori dove c’è un’alta concentrazione di comunità straniere e corsi di italiano ad hoc per gli studenti d’oltreconfine. Che sono ormai tanti nelle classi del Belpaese: circa 600 mila secondo gli ultimi dati e almeno il 35% di loro è nato in Italia.

 

 
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L'inflazione cala, i prezzi si impennano

Dal gas al canone Rai, dall’assicurazione auto ai biglietti di treni e aerei: nel 2010 le famiglie spenderanno 590 euro in più. Damiano: "Il governo sostenga sviluppo e reddito".

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C’è la buona notizia: l’inflazione è in calo. Il dato diffuso dall’Istat per il 2009, +0,8%, è il minimo storico da oltre 50 anni. Poi c’è la cattiva notizia: i prezzi dei servizi pubblici si impennano vertiginosamente. Nel 2010 tutto, dal canone rai ai biglietti del treno, costerà di più. Fra due notizie stridenti e contrastanti si immette il solito governo Berlusconi. Quello sciatto e superficiale che per mesi ha negato la crisi, quello che volta le spalle ai lavoratori di Ispra, Eutelia, Termini Imerese, quello che alle famiglie in difficoltà propone una finanziaria light, quello che oggi festeggia la buona notizia e cestina quella cattiva.

Gli italiani non possono fare lo stesso: quegli aumenti pesano e peseranno sulle loro tasche per ancora molto tempo, mentre i dati sull’inflazione, per quanto positivi, rischiano di rimanere numeri sulla carta, irrilevanti per chi deve sbarcare il lunario.

Prezzi alle stelle. Secondo le associazioni dei consumatori Federconsumatori e Adusbef i servizi pubblici come canone Rai, bolletta del gas, autostrade, tariffe aeroportuali costeranno ben 590 euro in più a famiglia su base annua. Dal primo gennaio il pedaggio sulle tratte di Autostrade per l’Italia, che gestisce il 53% della viabilità nazionale, aumenterà del 2,4%, esattamente come lo scorso anno. Dopo un anno di ribassi, che hanno rappresentato per la spesa media della famiglia tipo riduzioni di 185 euro nel 2009, tornano a salire le tariffe del gas. Da gennaio i prezzi di riferimento saliranno del 2,8%, ovvero circa 26 euro in più su base annua..Anche il canone Rai per il 2010 è stato fissato in 109 euro con un aumento rispetto al 2009 di 1,50 euro. Da marzo gli scali aeroportuali potranno applicare rincari tra 1 e 3 euro, in base al volume degli investimenti e al numero di passeggeri di ogni scalo. Un aumento che le compagnie aeree metteranno a carico dei passeggeri attraverso i biglietti aerei. L’aumento sarà di 65 euro con un aumento di 3 euro a biglietto. Ogni famiglia, secondo le due associazioni dei consumatori, spenderà 130 euro in più (aumento medio del 15%) per l’assicurazione Rc Auto. Il ricorso al giudice di pace per contestare le multe costerà 55 euro in più per ogni ricorso. L’aumento per il consumo di acqua sarà di 18 euro a famiglia. Viaggiare in treno costerà 65 euro in più. Aumento stimato di 35 euro per la tariffa sui rifiuti solidi urbani. Aumento di 30 euro per i servizi bancari. Ben 80 euro in più per le rate dei mutui. I rincari registrati nell’ultima parte del 2009 avranno un effetto sul 2010 di circa 90 euro in più per i carburanti.

L’analisi del Partito Democratico. Luigi Zanda, vicepresidente dei senatori commenta: "La bella notizia che in Italia l’inflazione continua a calare e che il costo della vita nel 2009 è aumentato solo dello 0,8% pone seri interrogativi sul funzionamento del nostro sistema-Paese. Come è possibile, infatti, che con un’inflazione così bassa all’inizio del 2010 siano aumentati ben oltre lo 0,8% gas, benzina e gasolio, autostrade, servizi idrici, assicurazioni auto e biglietti aerei, treni, canone Rai, tasse sulla spazzatura e servizi bancari? Sono tutti servizi pubblici essenziali per la vita quotidiana dei cittadini. Alcuni di essi vengono addirittura erogati in regime di monopolio e non sempre con modalità soddisfacenti. Si tratta di servizi per i quali aumenti oltre la soglia dell’inflazione non dovrebbero essere mai possibili. C’è qualcosa che non quadra. Viene il sospetto che i rincari siano stati imposti esclusivamente per strategie aziendali”.

Mentre al ministro delle Attività Produttive, che aveva definito il dato Istat la “conferma del fatto che il potere di acquisto dei cittadini non e’ stato penalizzato ed e’ anzi in molti casi aumentato”, replica il capogruppo del Pd nella commissione Lavoro della Camera,Cesare Damiano: “La penalizzazione o meno del potere d’acquisto non può essere valutata semplicemente sull’ultimo dato dell’inflazione, ma deve essere rilevata su un periodo storico sufficientemente significativo. Nell’ultimo decennio c’è stato un trasferimento di risorse a svantaggio del reddito e a favore delle rendite e dei profitti, che deve essere ora recuperato. Non c’è dubbio che avere un’inflazione bassa è sicuramente un fatto positivo, ma non va dimenticato che in questo caso è il frutto di una bassa crescita. Si possono, in questa situazione, cogliere due obiettivi. Agganciare le pensioni all’andamento del costo della vita, senza un dispendio eccessivo di risorse e abbassare la pressione fiscale sulle retribuzioni. Ciò consentirebbe di migliorare il potere d’acquisto delle famiglie e di aiutare la ripresa dell’economia. Il momento può essere opportuno, ma occorre che il governo decida di sostenere contemporaneamente sviluppo e reddito”.

Poco entusiasta anche il Codacons, che pur ammettendo il calo dell’inflazione, frena: “non abbastanza, considerata la contrazione dei consumi che ha caratterizzato l’anno della crisi appena trascorso". Il dato relativo all’inflazione "va rapportato alla crisi economica in atto, che ha prodotto una diminuzione dei consumi, anche questa senza precedenti storici". Per l’associazione dei consumatori, "il tasso d’inflazione avrebbe dovuto essere addirittura negativo e non positivo", tenendo conto del vistoso calo della domanda, "che ha riguardato anche beni necessari come gli alimentari". "Se questo non è accaduto – prosegue il Codacons – è solo perché in Italia siamo ben lungi dall’essere in un libero mercato".

 
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Il dossier dell’Università: Aumentano le leucemie e i tumori all’intestino

E a Vercelli i numeri più alti di mortalità e incidenza della malattia

tabella incrementi tumori vercelleseNon è il registro dei tumori, che a Vercelli ancora non esiste. Non è neanche quello studio epidemiologico ed eziologico «finale» che cittadini, malati, sindaci, ambientalisti e politici aspettano da anni. Si intitola «Analisi degli studi epidemiologici condotti nel territorio della provincia di Vercelli inerenti lo stato di salute della popolazione e dei suoi eventuali determinanti di tipo ambientale», ed è il frutto della convenzione stipulata nel gennaio dello scorso anno tra la Provincia ed il Dipartimento di Medicina clinica e sperimentale dell’Università Avogadro. E in sintesi dice che l’incidenza di alcuni tumori è aumentata, e che è necessario proseguire nella raccolta dei dati.
Il metodo
La Provincia ha messo a disposizione degli autori dell’analisi (il professor Massimiliano Panella, docente di Epidemiologia, il professor Lucio Palin, ricercatore di Igiene ambientale, ed il dottor Christian Salerno, assegnista di ricerca) lo studio epidemiologico eseguito nel 2005 dall’Istituto Superiore di Sanità («Valutazione del rischio ambientale in provincia di Vercelli) e quello realizzati nel 2008 dall’Arpa («Analisi dello stato di salute della popolazione residente nei comuni della provincia di Vercelli»). Gli autori hanno analizzato e valutato le metodologie utilizzate nei due studi, integrando i risultati con altri studi condotti sul tema all’interno del Dipartimento di Medicina. Tra questi lo studio d’incidenza e mortalità oncologica in corso dal gennaio 2008, realizzato in collaborazione con l’Asl e finanziato dalla Fondazione Biverbanca. Il risultato è quindi una sorta di «collage» tra studi diversi. Che permette, però, di tirare qualche prima conclusione.
I risultati
Lo studio realizzato in collaborazione con l’Asl, in particolare, riguarda soprattutto gli anni dal 2000 al 2005, e ha permesso di ottenere stime più dettagliate rispetto agli studi precedenti, e anche per questo non comparabili con i due studi precedenti. Da questi nuovi risultati si evince che «si sono rilevati incrementi nell’incidenza e nella mortalità per i tumori del colon-retto (in entrambi i sessi), leucemia (maschi e femmine), neoplasie del sitema nervoso (femmine). Per le neoplasie a bassa letalità per i maschi si sono registrati eccessi per il tumore vescicale e i melanomi, e per le femmine tiroide e linfoma non Hodgkin. Per i tumori dell’encefalo lo studio ha rilevato un eccesso di mortalità, concentrato nella bassa vercellese, con particolare concentrazione nei comuni di Trino e Tricerro. L’approfondimento dello stato di salute della popolazione trinese con un’ulteriore indagine ad hoc ha confermato l’eccesso per i tumori cerebrali evidenziando altre situazioni che dovranno essere indagate». Per quanto riguarda l’individuazione delle aree a rischio, «il capoluogo rispetto al resto del territorio provinciale presenta significativi eccessi di mortalità e morbosità per quasi tutte le cause. Pertanto al di là di ogni ragionevole dubbio appare evidente che la città di Vercelli non sia scevra dall’effetto di fattori di rischio che impattano negativamente sulla salute dei propri cittadini».
Le conclusioni
Gli autori traggono in conclusione alcune riflessioni: «Le diverse modalità operative non rendono confrontabili e conclusivi i risultati emersi e in ogni caso manca una fotografia completa dell’intera provincia. Si ritiene necessario proseguire nella raccolta dati per attivare un vero e proprio piano di monitoraggio, e attivare un registro tumori coinvolgendo tutti gli attori istituzionali del territorio».

Il primo commento sui dati emersi dall’analisi è del professor Massimiliano Panella, uno degli autori: «E’ importante – sottolinea – ricordare come il nostro studio sia essenzialmente un lavoro di analisi e di “collage” tra studi già esistenti. Studi che non hanno alcuna pretesa eziologica, cioè di ricerca delle possibili cause delle malattie. Infatti soltanto un approfondito studio eziologico potrebbe collegare il numero e la tipologia di tumori presenti sul territorio con determinati fattori ambientali (inquinamento, presenza di impianti, uso di fitofarmaci, ecc)». La particolare criticità del capoluogo, poi, «è normale, e accomuna tutte le realtà urbanizzate, da sempre aree di maggior criticità rispetto a quelle meno edificate e popolate».
«In ogni caso – conclude Panella – si tratta di un insieme di dati che merita un approfondimento. Esistono contatti con l’Asl di Biella per attivare anche a Vercelli il registro dei tumori, e sarebbe soprattutto utile approfondire gli aspetti eziologici, in modo da cercare relazioni specifiche con i dati ambientali. Per questo servono però dettagliate interviste ai pazienti, per indagare sui personali fattori di esposizione».

GLORIA POZZO

"LA STAMPA" del 08 Gennaio 2010

 
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